23.05.2017 | 12.07.2017

François Morellet

La galleria A arte Invernizzi ha inaugurato martedì 23 maggio 2017 una mostra personale di François Morellet, protagonista dell’arte internazionale sin dagli anni Cinquanta. La collaborazione con l’artista francese, iniziata nel 1994 con l’esposizione Dadamaino  Morellet  Uecker tenutasi in occasione dell’apertura della galleria, ha portato negli anni alla realizzazione di numerose mostre personali sia in  Italia che all’estero e, a un anno dalla scomparsa del maestro, questa esposizione ha desiderato mettere in luce il suo peculiare e personalissimo approccio al “fare arte”, ripercorrendo l’ultimo decennio della sua ricerca.

Nella prima sala del piano superiore sono state esposte le ultime opere realizzate nel 2016, appartenenti al ciclo “3D concertant”, in cui le direttrici nere, tratteggiate seguendo diverse gradazioni angolari, pervadono lo spazio bianco della tela e guidano l’occhio verso l’illusione ottica della terza dimensione. La combinazione tra rigore sistematico e incessante curiosità per la sperimentazione, che è una costante nella ricerca di Morellet, è evidente anche nella serie “Desarcticulation” (2012), in cui le superfici e il semicerchio dipinto si accostano e si sovrappongono su due differenti tele accostate, celando il reale con la geometria ed aprendo la via a molteplici percorsi visivi.
Attraverso la combinazione di dissimili soluzioni linguistiche, di cui i titoli sono parte fondamentale, François Morellet crea un senso di continuo spaesamento che genera visioni ambivalenti, come nel caso di Lunatique neonly 4 quarts n. 11 (2002). Qui i tubi al neon, la cui forma suggerisce quattro segmenti del medesimo cerchio, si adagiano intersecandosi sulla tela, anch’essa circolare, fino a sconfinarne in un ironico gioco di rimandi visivi e illusione percettiva.
Al piano inferiore della galleria si trovavano i lavori del ciclo “π piquant neonly” (2005-2007) in cui i neon si svincolano dal limite imposto dal perimetro delimitato dalla tela e si definiscono liberamente nello spazio. La luce bianca e azzurra diviene, in questi lavori, elemento costitutivo. Le rette si susseguono in un andamento spezzato eppure continuo acquisendo una valenza costruttiva, anche a livello formale, che si traduce nella possibilità di una percezione consapevole, seppur pervasa da un persistente senso di ambiguità.

In occasione della mostra è statp pubblicato un catalogo bilingue contenente la riproduzione delle opere in mostra, un saggio di Massimo Donà, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.