La galleria A arte Invernizzi ha inaugurato lunedì 17 settembre 2018 una mostra personale dell’artista inglese Alan Charlton, presentata in contemporanea presso Annely Juda Fine Art di Londra.
In questa occasione Charlton ha ideato un progetto che collega idealmente le gallerie pur presentando due percorsi espositivi indipendenti.
Le opere scelte dall’artista in relazione agli spazi della galleria A arte Invernizzi tracciano per punti salienti i diversi momenti della sua ricerca - legata sin dal 1969 all’indagine delle molteplici potenzialità dei monocromi di colore grigio messi in relazione con l’ambiente circostante e con eterogenee modulazioni di luce - sino a giungere ad opere realizzate appositamente per questa mostra.
Per le sale al piano superiore sono state selezionate opere storiche significative che sondano le diverse possibilità geometriche e cromatiche a partire da lavori quali Horizontal Line (1979) sino alla lettura d’insieme di più elementi combinati di Border Painting (1994), già esposta in occasione della prima mostra personale di Alan Charlton in galleria nel 1994. L’utilizzo di serie di tele installate a muro porta, durante il primo decennio degli anni Duemila, alla realizzazione dei Pyramid Grid Paintings e dei Triangle Grid Paintings, in cui i diversi elementi concorrono a delineare la forma di un triangolo, e pone le basi per i successivi Triangle Paintings, costituiti da un’unica tela di forma triangolare che, nella loro più recente evoluzione, giungono a suggerire la struttura del triangolo, come forma geometrica parcellizzata, visibile in opere quali Triangle in 2 Parts (2016).
Al piano inferiore erano esposti i lavori realizzati appositamente per questa esposizione, che costituiscono un’analisi ulteriore della struttura dell’opera, che qui si presenta tronca nella parte culminante della forma triangolare e origina opere trapezoidali. Come scrive Antonella Soldaini: “per tutta l’opera di Charlton in generale, quello che colpisce è la forte fisicità. L’assoluta mancanza di qualsiasi referenzialità, l’autonomia, la loro coerenza e il modo con cui si impongono all’occhio di chi le osserva, creano un’atmosfera enigmatica, tanto più sfuggente quanto più la si cerchi di catturare. [...] Confrontandoci con la dimensione atemporale di queste tele, con il loro esserci qui ed ora, veniamo a contatto, per antitesi, con la nostra finitezza, i nostri limiti e la nostra fragilità”.
In occasione della mostra è stata pubblicata, in collaborazione con la galleria Annely Juda Fine Art, una monografia bilingue con un saggio di Antonella Soldaini, testi di Barry Barker e Emile Charlton e un aggiornato apparato iconografico e bio-bibliografico.