Dopo la mostra inaugurale di Dadamaino, François Morellet, Günther Uecker, tre artisti che dalla fine degli anni '50 portano avanti una rigorosa e coerente ricerca attorno alla ridefinizione dell'idea di pittura e di arte, è stata proposta la mostra di Bruno Querci.
Querci, protagonista del gruppo Astrazione povera, movimento individuato negli anni '80 dal critico Filiberto Menna, ha presentato in questa sua prima mostra personale a Milano una serie di lavori recenti pensati e realizzati appositamente per lo spazio della galleria.
"... Ciò che è rimasto in Querci degli Espressionisti tedeschi è l'ammirazione per la semplicità della loro visione artistica e la forza delle loro opere. Querci ama soprattutto la potenza dell'espressione perché è lì che si concretizza la dimensione particolare del fare arte.
Egli ha saputo trasformare questa forza dell'espressione nella potenza della forma. Si tratta di forme geometriche quanto mai chiare come rettangoli alti e trasversali che aggallano in superfici e quadrati differenti.
La severità delle forme viene ulteriormente rafforzata dalla rinuncia al colore con la riduzione estetica al bianco e nero.
Questa limitazione che sa di freschezza rigorosa ...riesce ad ottenere una purezza alta che rifiuta ogni ornamento quale espressione esteriore. Querci trova qui il punto di incontro tra la predilezione mediterranea per la forma e la simbologia meditativa e tagliente nordica" .
Così scrive Ingrid Mossinger nella presentazione in catalogo contenente le riproduzioni delle opere in mostra, una lirica di Carlo Invernizzi e alcuni scritti dell'artista.