La galleria A arte Invernizzi ha inaugurato giovedì 28 novembre 2019 una mostra personale di Dadamaino (Milano 1930 - 2004), che ripercorre i diversi momenti della ricerca dell’artista mettendo in luce l’unitarietà e la continuità che ne hanno segnato le scelte estetiche e personali nel corso del tempo.
“Nella feconda stagione di radicali azzeramenti linguistici - scrive Bruno Corà - a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio del 1960, accanto alle proposte degli artefici di Azimuth Piero Manzoni ed Enrico Castellani, trova posto l'azione affiancatrice dell'opera di Dadamaino, integra figura tra quelle emerse dalla tensione spazialista avviata da Fontana. Ma, non diversamente da quegli artisti, Dadamaino raggiunge rapidamente un'autonomia linguistica autorevole e autonoma”.
All’ingresso della galleria è stata presentata l’opera Oggetto ottico-dinamico (1962), in cui le diverse tessere in alluminio applicate su tavola dall’artista creano delle “scacchiere” variabili che guidano lo sguardo attraverso percezioni illusorie.
Al primo piano della galleria sono stati esposti tre lavori appartenenti al ciclo de “La Ricerca del colore” (1967) in cui l’artista ha approfondito il rapporto che viene ad instaurarsi fra diverse coppie di colori combinate, in termini quantitativi e qualitativi, utilizzando i sette colori dello spettro (rosso, arancio, giallo, verde, celeste, blu e violetto) associati con bianco, nero e marrone. Nella stessa sala erano presenti anche due tavole del ciclo “Cromorilievi” (1974), in cui l’intenzionalità pittorica emerge, più che dalla variazione dei toni, dalla disposizione degli elementi geometrici utilizzati da Dadamaino per creare molteplici effetti dinamici e luministici che alludono alla profondità visiva. Nella seconda sala del piano superiore si trovavano i lavori del ciclo “L’inconscio razionale” (1975-1977), in cui l’intreccio perpendicolare di linee orizzontali e verticali, che affiorano e si nascondono in modo discontinuo sulla superficie, si apre a componenti nuove, più legate a criteri irrazionali e inconsci.
Negli ambienti successivi dello stesso piano sono state esposte opere appartenenti alla serie dei “Volumi”, che l’artista ha realizzato tra il 1958 e il 1960, e che si differenziano in diverse tipologie, in relazione al numero dei fori realizzati sulla tela, fino a giungere ai “Volumi a moduli sfasati” (1960) in cui la superficie trasparente viene movimentata dalla fitta successione di fori regolari, praticati su fogli di materiale plastico sovrapposti.
La riflessione sul segno che Dadamaino avvia con “L’inconscio razionale” viene maggiormente indagata al piano inferiore della galleria, dove nelle opere appartenenti al ciclo “Costellazioni” (1984-1987) - tra cui Ennetto, presentato alla XI Quadriennale di Roma del 1986 - si può notare una maggiore e progressiva apertura nel rapporto con lo spazio, in cui viene meno la dipendenza rispetto alla struttura lineare della scrittura. Il segno diviene via via una traccia, senza un preciso ordine di svolgimento, e si identifica come pura energia senza un inizio e una fine. Così, quasi fossero solchi nella superficie, i tratti che percorrono le opere della serie “Passo dopo passo” (1988-1990), “Il movimento delle cose” (1990-1996) e dei successivi “Sein und Zeit” (1997-2000), attraverso un minuto e costante proliferare di segni sulla superficie trasparente del poliestere, racchiudono il rapporto tra l’infinitamente piccolo del gesto preciso e chiuso nel momento definito dall’accadimento e l’infinitamente grande del tempo nel suo continuo scorrere.
In occasione della mostra verrà pubblicato un volume bilingue che ripercorrerà l’iter creativo di Dadamaino dalla fine degli anni Cinquanta al 2000, con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Bruno Corà, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.