La galleria A arte Studio Invernizzi ha inaugurato giovedì 3 ottobre 2002 la mostra Dal colore al segno. Sulle tracce di un’estetica relazionale.
“Questa mostra tenta di fondare una genealogia per sommi capi ... dove leggiamo il passaggio da una poetica del colore (o del non-colore, che è lo stesso) ad una poetica del segno, da una retorica della contiguità delle figure ad un’altra basata sulla commistione, da un’istanza di assenza ad una di presenza del soggetto, nella fedeltà però ad un assunto fondamentale, il rapporto fra l’opera e lo spazio.
è lo spazio in cui si colloca che determina la visibilità dell’opera, vale a dire la sua struttura. Quest’ultima è postulata per interagire con l’ambiente, col vuoto metaforico e ad un tempo reale rappresentato dalla parete e dallo spazio espositivo.”
Alan Charlton, Pino Pinelli e Günter Umberg sanciscono la forza di una monocromia che trascende i valori della superficie per farsi articolazione dello spazio. Nella frantumazione dell’unità fisica dell’opera, viene portata a termine una delle ipotesi portanti del Modernismo e viene prefigurato il suo superamento.
Nelle opere di Helmut Federle, l’apertura del linguaggio si fa espressione di una espressività agita oltre la composizione, di una emozionalità del colore oltre i propri psicologismi e associazioni.
In artisti quali Helmut Dorner, Bernard Frize, Gianni Asdrubali, questa carica emotiva si fa immagine di una vitalità alle soglie del controllo poetico, nella intensità e accensione di cromie e materiali e nello scavo della spazialità pittorica come indagine della temporalità dell’agire.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo bilingue, contenente un saggio introduttivo di Giorgio Verzotti, le riproduzioni delle opere in mostra e un apparato biografico.