Gianni Asdrubali, protagonista sin dai primi anni '80 del gruppo Astrazione povera, movimento artistico individuato dal critico Filiberto Menna, si sottrae ad ogni ingabbiamento critico-teorico attraversol'elaborazione di un linguaggio personale ed autonomo.
Da Aggrobfanda, una serie di lavori realizzati nel 1984, passando per Eroica, ciclo di opere, alcune delle quali esposte in sale personali alla Biennale di Venezia (Aperto '88), alla Biennale di Sidney e al Museo Fridericianum di Kassel nel 1988, sino ai Tromboloidi, degli anni '90, sintesi tra astrazione e figurazione, appare chiaro che la forza della ricerca artistica di Asdrubali deriva dall'organizzazione di una nuova espressione vitale in cui il riduzionismo linguistico viene utilizzato al fine di far emergere la pittura nel luogo in cui essa vive nella forza della sua sola presenza.
"Gianni Asdrubali è un artista che ha colto e ampliato l'apertura della superficie nello spazio, nell'intenzione di Fontana. Asdrubali va ancor più oltre, liberando le forme da ogni limite. Queste non si snodano soltanto lungo le pareti ma si estendono, quasi fossero rigogliosa vegetazione, su spazi interi.
... in Scatalande si riconosce l'interesse di Asdrubali per lo spazio infinito. Per la loro disposizione e forma le cinque tavole rappresentano le linee di proiezione dipartenti dall'occhio umano nella prospettiva centrale.
Asdrubali applica evidentemente gli espedienti di punto prospettico, punto d'osservazione e scorcio, che servono a rappresentare fenomeni spaziali", scrive Ingrid Mossinger.
La mostra è stata introdotta da un catalogo, edito dalla galleria, con testo introduttivo di Ingrid Mossinger, una lirica di Carlo Invernizzi e dieci immagini fotografiche.