La galleria A arte Invernizzi ha inaugurato giovedì 23 maggio 2019 una mostra personale di Riccardo De Marchi dal titolo Àllai opaì (altri buchi).
In quest’occasione Riccardo De Marchi ha presentato le sue opere più recenti in un nuovo progetto espositivo ideato in relazione allo spazio della galleria. Il titolo della mostra, attraverso l’utilizzo del termine greco opé - che può essere tradotto come “buco” o “foro”, ma anche come “vista” o “orbita oculare” - vuole evocare l’idea della visione “attraverso” il foro, o i fori. Nei propri lavori, come in 12 pagine o 9 pagine esposti nella prima sala del piano superiore, l’artista mette infatti in atto, forando la materia, una continua contrapposizione tra superficie e volume, tra presenza e assenza. La scrittura-foratura riporta la traccia del suo passaggio all’interno di un percorso che è mentale e metaforico, oltre che fisico. De Marchi attiva ripetutamente diverse possibilità di visione, anche in relazione al materiale utilizzato, come avviene nell’installazione realizzata nella seconda sala del piano superiore, in cui alcuni lavori in accaio si presentano come lastre arrotolate su se stesse e poste a terra.
Il percorso di indagine dell’artista, in cui i segni nascono da una gestualità ripetuta e controllata, che tuttavia porta ad esiti sempre nuovi e a molteplici possibilità di visione, continua al piano inferiore della galleria. Qui i fori attivano le superfici in alluminio, plexiglas, acciaio e polietilene di opere quali Senza titolo (2019) e ...Attraverso... (2018). La consistenza spaziale e materica dei lavori diviene ancor più evidente in opere quali Muro (2019) e Nessun dove (2019) in cui l’accostarsi di diversi elementi affiancati, come i “mattoni”, o sovrapposti, in un’alternanza di lastre in prexiglas e accaio inox a specchio, aumentano la percezione di una spazialità pervasa da differenti volumi di pieno e vuoto così che l’immagine si concretizza in una visione ancor più eterogenea.
In occasione della mostra è stato pubblicato pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere esposte, un saggio introduttivo di Francesca Pola e un aggiornato apparato bio-bibliografico.