La galleria A arte Invernizzi ha inaugurato martedì 2 marzo 2021 tre mostre in contemporanea.
Al piano inferiore ha presentato la mostra FIAC in galleria. Traiettorie vibranti dove sono state esposte le opere di François Morellet, Mario Nigro, Nelio Sonego, Niele Toroni e Günter Umberg proposte in occasione della fiera digitale FIAC Online Viewing Rooms. “Un invito ad indagare le dimensioni del reale attraverso un’esperienza che espande i confini dell’opera nello spazio circostante fino a modificare i sistemi percettivi dello spettatore e le coordinate spazio-temporali in cui agisce, delineando un percorso che conduce alla soglia del visibile al fine di mostrarne la sua evidenza.” (Angela Faravelli)
Contemporaneamente al piano superiore prosegue il ciclo di mostre In Divenire. Idea e immagine nella contemporaneità con cui si vuole indagare il rapporto tra progetto e opera in chiave inedita e attualizzante mostrando sia la specificità individuale, storica, contestuale delle scelte dei singoli artisti sia l’attualità che il loro procedere creativo oggi rappresenta.
Nella prima sala è stata presentata la mostra Rodolfo Aricò. Zeusi in cui è stata esposta l’opera Zeusi e undici studi su carta. “I bozzetti che accompagnano una delle ultime opere di Aricò si dispongono quasi in una processione verso il loro compimento. Zeusi cancella tutti i lavori precedenti di Aricò e, allo stesso tempo, li ricorda; nega l’intero passato artistico nell’atto stesso con cui se ne fa carico, conducendo qui all’estremo la voracia di Aricò nel suo confronto con la storia dell’arte.” (Davide Mogetta)
Nella seconda sala è stata presentata la mostra Michel Verjux. Éclairage con l’installazione luminosa Au plafond, calage en angle (source au sol) e il relativo progetto su carta. Gli éclairages che Michel Verjux realizza dai primi anni Ottanta sono proiezioni di fasci luminosi in un dialogo continuo e mutevole con le situazioni concrete che si presentano a ogni suo intervento. “Con l’opera Au plafond, calage en angle (source au sol) viene direttamente coinvolta la nostra posizione eretta, in quanto esseri umani. Questa opera “verticale” non è una “colonna senza fine” ma solo un cono di luce proiettato nell’angolo all’interno di uno spazio architettonico. Una sorta di prova dell’accadimento, dell’atto e del segno dell’esporre.” (Michel Verjux)